Monte Rupat (1670 m)

Nelle Memorie di A. Andreuzzi, che racconta il peregrinare dei suoi garibaldini in fuga dall'esercito austriaco, si legge: A Selis la banda, riposata alquanto, gira sorvegliando gli accessi per sorprendere qualche corpo nemico, non gli vien fatto. Il giorno 21 ottobre, inseguita da più lati, e quasi attorniata si sottrae salendo il Canal Piccolo, e dopo aver fatto alt all’antro del Cerâr, onde rifugiarsi s’arrampica per le balze Rupat ed arriva alla forca del Poul e si cala nella valle Silisia, tutto il giorno sotto la pioggia. (puoi trovare la Memorie a cominciare da pagina 93 di questo pdf).

La Forca del Poul è la depressione più bassa quasi al centro della foto; a destra c'é il M. Maglina, a sinistra la quota 1670 che protende verso il basso un lungo costone, detto La Costata dai cacciatori clautani, che fa da sponda destra al canalone che scende dalla Forca del Poul. Alla base del costone vi è l'Antro del Cerâr. Andreuzzi e i suoi uomini salirono lungo La Costata che è l'unico accesso possibile alla Forca del Poul; egli nomina detto percorso le balze Rupat che dovrebbe intendersi le balze del Rupat: quindi ne consegue che il monte sui cui greppi si arrampicarono si chiama Rupat.

L'abbiamo affrontato io Marco e Pietro partendo dalla Val Silisia, cioé dal versante opposto rispetto alla foto precedente. In Val Silisia numerosi casolari e nuclei abitativi quali Tronconere, Stua, Pecolat, Case Val Bassa, ecc., testimoniano un passato di sfruttamento delle risorse montane.

I sentieri sono oggi, dopo un abbandono di mezzo secolo, difficilmente distinguibili; lungo i percorsi le tracce dell'uomo: questo è il ricovero di pastori e cacciatori Landri dal Tasseit.

Il tempo e gli elementi tendono a cancellare i percorsi; anche su questo che conduce in Forca del Poul abbiamo dato il nostro contributo per mantenerlo agibile (grazie a Ruggero).

Ma eccoci in Forca del Poul.

Dalla Forca ci alziamo sul versante destro per ripidi verdi alla ricerca del punto debole del monte.

Alle nostre spalle il M. Maglina.

Più ci alziamo e più la visuale sul Maglina è completa. Dietro spunta il Dosaip.

Il nostro monte ci riserva delle sorprese: un breve, ripido canalino risulterà essere un passaggio obbligato e decisivo.

Il pendio si fa erboso sotto la cima.

L'accessibilità complicata ci fa supporre che la nostra sia la prima visita umana: costruiamo un bell'ometto.

Autoscatto con ometto di vetta.

Uno sguardo verso Nord.

L'ometto sul Rupat si vede anche da Palasimon come dimostra questa telefoto scattata qualche settimana dopo.

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